Libro “Qualunque cosa succeda” di Umberto Ambrosoli – Editore:Sironi. Anno 2009 – pagine 317.
Questa è la storia di Giorgio Ambrosoli, per cinque anni commissario liquidatore della Banca Privata di Michele Sindona, ucciso a Milano da un killer la notte tra l’11 e il 12 luglio 1979. La racconta a trent’anni di distanza il figlio Umberto, che ai tempi era bambino, sulla base di ricordi personali, familiari, di amici e collaboratori e attraverso le agende del padre, le carte processuali e alcuni filmati dell’archivio RAl. Sullo sfondo, la storia d’Italia in quel drammatico periodo. Nell’indagare gli snodi di un sistema politico-finanziario corrotto e letale, Ambrosoli agiva in una situazione di isolamento, difficoltà e rischio di cui era ben consapevole. Aveva scritto alla moglie: “Pagherò a caro prezzo l’incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un’occasione unica di fare qualcosa per il Paese […] Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo”. Il racconto illumina il carattere esemplare delle scelte di Giorgio Ambrosoli, la sua coerenza agli ideali di libertà e responsabilità e, insieme, sottolinea il valore positivo di una storia ancora straordinariamente attuale. Con la prefazione di Carlo Azeglio Ciampi.
La notte tra l’11 e il 12 luglio 1979 l’avvocato Giorgio Ambrosoli venne ucciso da un killer su mandato di Michele Sindona. L’assassino si scusò e gli esplose contro tre colpi di 357 Magnum. Ad ucciderlo fu William J. Aricò, un sicario fatto appositamente venire dall’America e pagato con 25.000 dollari in contanti ed un bonifico di altri 90.000 dollari su un conto bancario svizzero.
Nessuna autorità pubblica presenziò ai funerali, a eccezione della sola Banca d’Italia.
Questo è l’atto finale. Tutto ciò che ha portato a quella morte violenta e la figura di Giorgio Ambrosoli sono stati consegnati alla memoria da un bellissimo libro di Corrado Stajano, Un eroe borghese e dal film omonimo di Michele Placido. Quello che lo Stato non ha fatto, insomma, è stato supplito da alcuni intellettuali.
Recentemente è stato pubblicato da Sironi un libro importante, scritto dal figlio minore di Giorgio Ambrosoli, Umberto, avvocato lui stesso e padre di tre bambini con cui dialoga nel libro e a cui affida la memoria del nonno e soprattutto l’esempio di un cittadino che “qualunque cosa succeda” mantiene la sua dirittura morale e conduce fino in fondo il compito che gli è stato affidato.
I ricordi di Umberto non possono essere né numerosi né chiari: aveva solo sette anni quando il padre fu ucciso, ma grande è la ricerca fatta per ricomporre i tanti frammenti che aveva nella memoria e per completarli con i ricordi di chi gli era stato vicino, i documenti, le testimonianze, le carte del processo su cui lavorava… Un libro risultato di lunghe ricerche e consegnato ai figli perché capiscano “quale esperienza eccezionale sia essere uomini, cittadini, genitori e costruire con la propria vita la società in cui si desidera vivere”.
Ecco allora venirci tracciate le “radici” culturali e familiari di Giorgio Ambrosoli, la famiglia, gli amici, la professione: i liberali milanesi di una borghesia illuminata e attiva. Anni Settanta, anni cruciali per l’Italia e per Ambrosoli, anni di leggi sui diritti civili, gli anni di piombo del terrorismo… e poi il “ritratto” di Michele Sindona, la P2 e il progetto di Gelli…
24 settembre 1974, Sandro Pertini, Presidente della Camera, aprendo una seduta dice: “È inconcepibile che il Parlamento sia stato tenuto fino a ora all’oscuro di tutto. Non è ammissibile che sull’affare Sindona il governo stenda un velo pietoso”. La sera stessa una telefonata da parte della Banca d’italia convoca Ambrosoli e il giorno successivo il governatore Carli gli affida il compito di commissario liquidatore della banca di Sindona: inizia così quel cammino complesso e pieno di intralci che l’avvocato Ambrosoli percorrerà con serietà, coraggio e senza fermarsi davanti a minacce e ostacoli e che lo condurrà fino alla notte dell’11 luglio 1979 e all’appuntamento con il suo assassino.
Le ultime pagine del libro rileggono il dopo 11 luglio 1979: i pochi ricordi di una bambino, il senso di vuoto, gli amici, la forza della madre e i brandelli di conversazione tra adulti raccolti, nascosto dietro a una porta, e lentamente la comprensione dell’accaduto farsi strada finché, dodicenne, ottiene il permesso di partecipare alle riunioni degli adulti. Bello il ricordo della figura e dell’interessamento di Pertini, uno dei pochi politici nei cui confronti c’è stima e riconoscenza da parte dell’autore e il processo a cui, senza averne l’età, Umberto però riesce in parte ad assistere. Sarà però solo Corrado Stajano con il suo Eroe borghese a far sentire alla famiglia di quell’integerrimo avvocato, morto “sul suo posto di lavoro”, che esiste un’Italia solidale e positiva che lascia ancora spazio alla speranza.
Libro: “Qualunque cosa succeda” di Umberto Ambrosoli
30 luglio 2009 di studiomarzocchi
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